Ebbene sì, non ho fatto in tempo a configurare il mio nuovissimo Arch Linux che è uscito Ubuntu 22.04 con Gnome 42 anch’esso. E non ho saputo resistere!
Parliamoci chiaramente. Gli sviluppatori di Gnome 42 hanno puntato tutto sul minimalismo. Il sistema è dannatamente semplice, ma quel “poco” che c’è deve funzionare bene. E devo dire che non hanno fallito nell’intento.
Tutto sfiora la perfezione. Dal font rendering al fractional scaling, da libadwaita a GTK4. Per qualche ragione la mia installazione non va di default in Wayland con nVidia nonostante i proclami, ma non mi sento così pronto a fare il passaggio e quindi per ora resterò con Xorg.
L’interfaccia è bella, è fluida ed è un’ottima base per tutti i nostri software preferiti, che poi è il compito principale di un desktop environment. Io non so che dirvi, questa Ubuntu 22.04 mi sta piacendo davvero molto. Funziona tutto dannatamente bene e sono stati pochissimi gli hack e i tweaks che ho dovuto operare per avvicinarmi alle mie esigenze (esempio: il click su un’icona nel dock che, oltre ad aprire, minimizzi le finestre. Ma si fa con un semplicissimo comando da terminale sulle gsettings).
Arch rimane un’esperienza diversa e un pizzico più hardcore, ma che non rinnego. Mi piaceva quel modo di lavorare. Ubuntu però ha fatto parte di me per una quindicina di anni quindi mi sento molto a casa quando la uso e la 22.04 LTS era per me un passaggio quasi obbligatorio.
Per ora, al riguardo, ho da dire solo cose buone.
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