In seguito a una serie di freeze improvvisi su Debian, probabilmente dovuto ad un mix di driver proprietari nvidia in beta e un problema con la scheda WiFi/Bluetooth interna, ho deciso di fare pulizia e wipare completamente la mia installazione sul PC principale. Ho voluto dunque approfittarne per dare una chance a Ubuntu 21.10, rilasciato lo scorso ottobre.

Il vantaggio di usare la versione ammiraglia rispetto alla miriade di flavours ufficiali e non ufficiali è che hai l’esperienza pura, quella che Canonical ha pensato nel suo complesso. E in termini di pulizia generale e coerenza grafica la cosa ripaga. La 21.10 si presenta come un sistema molto ben fatto e curato, dove tutto funziona out of the box. L’unica customizzazione fatta all’inizio riguarda il dock messo al bottom of the screen (a lato proprio non riesco a digerirlo) e l’installazione del driver proprietario nvidia in versione 495. Che a quanto pare nel frattempo è uscito dalla beta e funziona molto bene. Sulla mia Geforce GTX 1660 Super ancora non va in default su Wayland, ma credo sia solo questione di installare un pacchetto specifico che lo abiliti.

Il look & feel generale, ripeto, è molto pulito e performante. Le customizzazioni aggiuntive richiedono ancora l’installazione del Gnome Tweak Tool ma non è detto che ne abbiate bisogno. Per il resto, prosegue l’adozione di Snap come sistema principale per l’installazione dei pacchetti. Scelta ampiamente criticata ma che nell’ottica di semplificare e aumentare la sicurezza generale può avere un suo perché.

Le prime impressioni generali sono estremamente positive. Un utente abituato a Windows troverà in Ubuntu 21.10 tutto ciò di cui ha bisogno già a disposizione, con la trasparenza e la potenza degli strumenti tipici di un sistema Linux. L’utente più avanzato storcerà un po’ il naso di fronte alla poca configurabilità generale della GUI ma non è qualcosa di fondamentale per tutti.

Un plauso personale al lavoro fatto da Canonical, vi terrò aggiornati se dovessi cambiare idea.